7 Settembre 2023 / MATERIE PRIME

Metalli non ferrosi: decarbonizzazione dell’industria per un futuro sostenibile. Il rame

Metalli non ferrosi: decarbonizzazione dell'industria per un futuro sostenibile. Il rame

Tra i metalli non ferrosi il rame ha fatto notizia il 7 settembre 2023.Le scorte libere di rame LME hanno infatti fatto un balzo con l’emissione in magazzino di 23.450 tonnellate. Il progressivo aumento delle scorte, iniziato a giugno, ha portato così a superare lo stock di 120mila tonnellate, il livello più alto da inizio 2023.
La notizia fornisce lo spunto per riassumere alcuni dati sulle prospettive a lungo termine della domanda mondiale di rame e sulle sfide relative per la sostenibilità della filiera di uno dei metalli non ferrosi più utilizzati

L'importanza della decarbonizzazione nell'industria del re dei metalli non ferrosi

Tra i metalli non ferrosi il rame spicca per le previsioni di crescita dei consumi nei prossimi decenni Dovrebbe infatti raddoppiare entro il 2050. L’International Copper Association (ICA), che raggruppa 31 operatori che rappresentano oggi la metà della produzione mondiale di rame, reputa che la domanda annuale di rame raffinato raggiungerà i 50 milioni di tonnellate nel 2050 per effetto della transizione energetica, della crescita della popolazione e dello sviluppo economico.
Secondo il report “Copper – The Pathway To Net Zero” pubblicato a marzo 2023 da ICA – Copper Alliance, i produttori di rame emettono 97 milioni di tonnellate l’anno di gas serra (GHG – greenhouse gas), pari allo 0,2% del totale mondiale. Di queste, il 23% sono emissioni dirette degli impianti (Scope 1). Il 46% sono emissioni indirette per approvvigionamenti di elettricità, vapore, riscaldamento e raffreddamento (Scope 2). Il 31% sono emissioni indirette di altro tipo associate a processi produttivi, logistici, gestione rifiuti, trattamenti di fine vita dei prodotti venduti, etc. (Scope 3).

Trend e nuove sfide per il rame nel settore dei metalli non ferrosi

I produttori di rame hanno ridotto mediamente l’intensità delle emissioni di GHG del 13,4% in 28 anni, registra il report di ICA – Copper Alliance. Cioè, da 5,4 tonnellate di CO2 per ogni tonnellata di rame raffinato nel 1990 a 4,6 tonnellate nel 2018. Un risultato reso possibile dall’aumento dell’utilizzo di materie prime secondarie attraverso le pratiche di riciclo del metallo, dalle variazioni nel mix energetico e dal miglioramento dell’efficienza produttiva.
In particolare, per quanto riguarda l’apporto del riciclo in logica di economia circolare tra i vari metalli non ferrosi, i rottami di rame recuperati da prodotti giunti a fine vita possono soddisfare il 16% della domanda, secondo il Global Copper Flow Model dell’Istituto tedesco di ricerca per applicazioni industriali Fraunhofer Isi. E un altro 16% può arrivare da scarti di lavorazione del rame.

Soluzioni per la transizione sostenibile dei metalli non ferrosi: obiettivo Net Zero per il rame

Per le emissioni dirette Scope 1 e indirette Scope 2, l’impegno dei produttori di rame associati a ICA e di azzerare le emissioni di gas serra nel 2050. Step intermedi di abbattimento: 30-40% nel 2030, 70-80% nel 2040. Quattro sono le aree di intervento: elettricità da fonti decarbonizzate sia da autogenerazione sia da approvvigionamento esterno; carburanti e vettori energetici alternativi quali biocarburanti (oli vegetali idrotrattati – HVO), carburanti sintetici (e-fuel), idrogeno; elettrificazione progressiva dei mezzi di trasporto merci su strada e di impianti produttivi (electric drills, in-pit crushing and conveying); miglioramento delle performance di efficienza nelle diverse fasi del processo produttivo.
Per le emissioni indirette Scope 3 la sfida è ancora più difficile, vista la complessa interdipendenza dei diversi operatori di filiera del rame. Sono quindi necessarie azioni congiunte in partnership e disponibilità di dati aggiornati sulle emissioni da parte di tutti gli attori coinvolti. Tra le aree di intervento aggiuntive c’è il near shoring di produzioni e fornitori lungo le catene del valore, per aumentare l’efficienza e la capacità di misurazione delle performance, di verifica delle azioni da implementare e di gestione del rischio nel mercato dei metalli non ferrosi.L’obiettivo Scope 3 per il 2050 è di arrivare a un abbattimento almeno del 60-70%, con step intermedi del 10% nel 2030 e del 30-40% nel 2040

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