21 Novembre 2023 / IMPRESE

Gestione sostenibile e digitalizzazione: tre vantaggi per la produzione industriale

La gestione sostenibile delle imprese passa attraverso efficientamento energetico ,riduzione delle emissioni di CO2, tracciabilità della filiera. Tre ambiti in cui le tecnologie digitali blockchain permettono misurazione e registrazione immodificabile dei dati.
Un ambito, quello delle blockchain aziendali, ancora di nicchia. Dove comunque in Italia nel 2022 gli investimenti sono amentati del 50% rispetto al 2021, raggiungendo i 42 milioni di euro (dati Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger della School of Management del Politecnico di Milano), concentrati nei settori finanza e assicurazioni (33%), retail e moda (23%) e automotive (10%).

Riduzione dei costi e miglioramento dell'efficienza energetica

La gestione sostenibile in ambito energetico può essere ottimizzata integrando sensori e contatori intelligenti con sistemi di blockchain. Cioè implementando un registro condiviso, decentrato e immutabile di informazioni criptate tra gli utenti di una rete.
Si possono in questo modo “notarizzare” i dati del monitoraggio di produzione, consumo e stoccaggio di energia anche da fonti rinnovabili. Molto utile per ottenere crediti ambientali monetizzabili sul mercato (certificati NFT – non-fungible token), per esempio in materia di emissioni di Co2 e di utilizzo delle risorse idriche.
Inoltre si può creare una piattaforma di scambio energetico tra consumatori e produttori e nelle comunità di consumo attraverso smart contract automatizzati che consentono risparmi di tempi e di costi.

Innovazione e competitività nella tracciabilità di filiera

Le blockchain abilitano anche la gestione sostenibile dell’intera catena di fornitura. Controllano e verificano, infatti, tutte le transazioni avvenute lungo la filiera, registrandone tutti i dati in maniera immodificabile. Garantendo così trasparenza e sicurezza, sempre più richieste dai consumatori, e quindi fattori di competitività.
Ma sono poche le aziende italiane che hanno una policy per la gestione sostenibile delle catene di fornitura. Lo conferma l’indagine “Procurement sostenibile e decarbonizzazione”, condotta da EY su 25 rilevanti aziende di otto diversi settori economici. Il 64% ha modificato le procedure di procurement per renderle più sostenibili e il 56% ha formalizzato gli impegni. Ma appena il 4% ha adottato una policy specifica per il procurement sostenibile. Solo il 5% considera la gestione sostenibile della propria catena di fornitura come principale area di miglioramento. E soltanto l’8% prevede obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra anche nelle catene di fornitura.

Impatto ambientale ridotto e reputazione aziendale

Per aumentare le performance di gestione sostenibile, e quindi la reputazione aziendale, occorre intervenire anche sulla catena di fornitura. Perché in molti settori, osserva l’analisi di EY, molte emissioni sono indirette. La catena di fornitura dovrebbe quindi essere un’area prioritaria di intervento. Secondo le nuove direttive europee sulla rendicontazione delle performance di sostenibilità (CSRD) e sui rischi nella catena di fornitura (CSDDD), le aziende dovranno infatti misurare gli impatti lungo l’intera catena del valore e sviluppare piani strategici contenenti le misure predisposte per mitigarli.

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